Maxiprocesso Esma: i magistrati hanno condannato esecutori e responsabili dello sterminio sistematico di 4 mila “desaparecidos” scaraventati in mare in stato di incoscienza. Una giustizia dal sapore amaro, ma che stabilisce che non ci sarà impunità.

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Il procedimento era di una spietata efficacia e si applicava ogni mercoledì. Ai prigionieri selezionati veniva annunciato che sarebbero stati trasferiti in un centro di recupero e per fini sanitari era necessaria un’iniezione. Come nei campi di sterminio nazisti, era importante evitare che le vittime sapessero di essere in prossimità della morte e si mantenessero docili ai voleri dei loro carnefici. L’iniezione era in realtà una dose di Pentothal che addormentava i prigionieri, che venivano immediatamente denudati e trasportati di notte in camion in una base aerea. Da questa, un apparecchio si inoltrava per circa tre ore nell’Atlantico, per poi scaraventare i corpi in mare. La morte era inevitabile, assicurata dall’impatto violento con la superficie marina, dallo stato di incoscienza che garantiva l’annegamento, dalla temperatura dell’acqua…

Circa quattromila desaparecido fecero questa fine in Argentina durante l’ultima dittatura militare. Tra questi, varie donne che avevano appena partorito, qualcuna il giorno prima. Per delitti di questa fatta, 54 imputati sono stati condannati alla fine di un maxiprocesso conosciuto come “Causa della Esma”, il centro clandestino dal quale sono passati migliaia di desaparecido, e che farà storia negli annali della giurisprudenza argentina. I giudici hanno applicato l’ergastolo nei confronti di 29 accusati, tra i quali noti repressori e torturatori. Per i “voli della morte“, solo in sei casi gli imputati sono stati assolti per insufficienza di prove, agli altri sono state comminate pene tra gli 8 ed i 25 anni.

Le assoluzioni sono dipese dalla particolare difficoltà di poter provare questi crimini atroci. Nessuno è mai tornato vivo da questi “voli”, pertanto la ricostruzione dei fatti si è basata sulle testimonianze dei desaparecido sopravvissuti, dall’incrocio dei piani di volo che mostravano l’inconsistenza di decolli senza una destinazione definita, che si inoltravano di notte nell’Atlantico per tornare dopo alcune ore di volo. Nessuno degli accusati ha rotto il patto scellerato del silenzio, con l’eccezione di Adolfo Scilingo, che sconvolto dalla colpa, anni fa aveva confermato l’esistenza di tale modalità di sterminio. Ma le ricostruzioni sono state particolarmente efficaci al punto da poter stabilire nella maggior parte dei casi le responsabilità. Tra le migliaia di desaparecido ci sono guerriglieri estremisti che parteciparono degli anni di piombo dell’Argentina, ma anche esponenti della società civile, sindacalisti, la fondatrice di Madres de Plaza de Mayo, Azucena Villaflor, ed anche due religiose francesi vicine all’organizzazione.

La Causa della Esma continua la linea di una giurisprudenza che ha già condannato un migliaio di aguzzini, circa la metà in carcere, scontando spesso vari ergastoli, mentre l’altra metà sta scontando la pena agli arresti domiciliari.

Come nel caso delle recenti condanne per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, anche in Argentina queste sentenze sono un necessario atto di giustizia, che ha un effetto catartico ma anche amaro. Nessuna condanna potrà mai compensare la perdita di una persona cara, soprattutto se avvenuta in un modo così inumano e spietato. Inoltre, l’ostinazione dei colpevoli, tra i quali sono rarissimi i casi di pentimento, colpevoli che spesso si autodefiniscono difensori della patria, ed altrettanto spesso così sono considerati da familiari ed ex commilitoni, indica quanto sia difficile sanare tale profonda ferita. Ma intanto, garantire che non ci sarà impunità pone le necessarie premesse per evitare in futuro il ripetersi di crimini di questa fatta.

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