di Adnane Mokrani

 

Fonte: Radio Vaticana

 width=“Condannare la violenza è un dovere morale; tanto più condannare la violenza che si compie in nome dell’islam e dunque da persone che pretendono di essere più musulmane delle altre. E, dunque, per difendere i principi islamici, per non creare confusione tra terrorismo e islam, il dovere della leadership religiosa, dei saggi musulmani, è quello di denunciare e spiegare il vero messaggio dell’islam”. Lo afferma Adnane Mokrani, teologo musulmano, docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto di studi arabi e islamistica (Pisai), commentando l’invito rivolto da Papa Francesco ai leader religiosi, politici ed intellettuali musulmani a condannare qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare atti di violenza.

“Ma la condanna non basta – aggiunge Mokrani – perché la denuncia può essere occasionale: abbiamo bisogno di un programma di educazione, un lavoro continuo per raggiungere i giovani, le fasce sociali più lontane maggiormente a rischio di essere contaminate da questo virus del fondamentalismo. Così possiamo prevenire e intervenire presto, prima che si cada nel peggio”.

“Il fondamentalismo religioso rifiuta Dio stesso – ha affermato nella stessa occasione il Papa – lo relega a un mero pretesto ideologico”. “Sicuramente – commenta Mokrani – perché l’esclusivismo radicale dell’estremismo religioso non solo rifiuta l’altro umano, l’altro religioso, ma si presenta come un giudice che giudica al posto di Dio e solo Dio sa cosa c’è nei cuori degli uomini e solo Dio può giudicare la nostra fede e le nostre intenzioni”. “Dichiararsi giudice delle anime – aggiunge Mokrani – è una blasfemia, è un atto antireligioso e antislamico”.

Come presidente del Cipax, Centro interconfessionale per la pace, Adnane Mokrani sostiene che demonizzare i musulmani e la loro religione aiuti i terroristi. “L’obiettivo dei terroristi è di creare una spaccatura, una polarizzazione tra i due campi opposti”, spiega ai nostri microfoni. “Noi non dobbiamo cadere in questa trappola perché i  musulmani in Europa sono cittadini, fanno parte di questa società come immigrati e anche come cittadini. Sono esseri umani, hanno i loro diritti e dunque dobbiamo uscire dall’emozione, dalla reazione emozionale e ragionare per non fare quello che i terroristi vogliono: dividere e seminare odio”. “Così – conclude il teologo – rischiamo di perdere l’anima e se perdiamo i nostri valori universali, basati sull’uguaglianza, sulla dignità umana, sulla libertà, reagendo male alla provocazione terroristica, significa che rischiamo di perdere la guerra contro il terrore”.
(Da Radio Vaticana)