Articolo di: Carlo Cefaloni; 
Per Città Nuova
 
 
La pandemia da coronavirus è l’occasione estrema per cambiare le relazioni internazionale e salvare l’Europa dalla sua implosione . Il sostegno attivo del Mppu all’appello del segretario generale dell’Onu. Intervista a Mario Bruno e Rèka Szemerkènyi
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AP Photo/Hani Mohammed

Un forte appello a cessare tutti i conflitti in corso davanti all’avanzare della pandemia da coronavirus è stato lanciato da Antonio Guterres,  segretario generale dell’Onu.

Le Nazioni Unite restano il punto di riferimento di una ragionevolezza ormai assente nelle strategie di dominio geopolitico che producono stragi di innocenti.  Primi riscontri inattesi sono arrivati da diversi fronti di guerra ed è questo il momento per sostenere l’azione dell’Onu. In questo senso va compresa la lettera di adesione e di impegno resa nota dalla ong New Humanity assieme al livello internazionale del Movimento politico per l’Unità.

Abbiamo perciò chiesto a Mario Bruno e Rèka Szemerkènyi, presidente e copresidente del Mppu internazionale le ragioni e soprattutto le prospettive di tale presa in carico dell’appello dell’ Onu.

Mario Bruno ha ricoperto la carica di consigliere regionale e poi di sindaco di Alghero, città di cultura catalana in Sardegna.   Rèka Szemerkènyi, è stata ambasciatore dell’Ungheria negli Usa.

Il pressante appello di Guterres rende evidente il fatto di trovarci davanti ad un pericolo estremo per la pandemia. Che rapporto esiste già con l’Onu?L’organizzazione non governativa New Humanity, che ha al suo interno come soggetto politico il Movimento “Politics and Policy for Unity, Mppu”, è partner dell’Unesco, della Fao e dal 1987 collabora con l’Onu, con lo status consultivo generale nel Consiglio Economico e Sociale. Una parte importante delle nostre relazioni internazionali è riservato proprio al rapporto con le organizzazioni globali.  L’Onu ha una missione estremamente nobile, quella di ricomprendere e incarnare in sé tutte le nazioni del mondo.  Una missione che in un mondo polarizzato, che sembra far prevalere i nazionalismi, appare ardua e oggi quasi utopistica.

Come è maturata la vostra lettera di sostegno?
La reazione all’appello del segretario generale delle Nazioni Unite è  stata spontanea e immediata.  La pandemia ci ha fatto capire ancora di più quanto siamo interdipendenti e quanto sia importante un governo mondiale che vada oltre i singoli stati. Una situazione inedita che  certamente cambierà anche le relazioni internazionali. Tutti siamo vulnerabili e nessuna nazione può dirsi immune, e allora dobbiamo ricercare un nuovo modo di stare insieme. Crediamo che questo appello dell’Onu, con la richiesta del cessate il fuoco, fatto proprio anche da papa Francesco, sia solo il primo passo.

Oltre agli appelli viene chiesto ad un “movimento politico” di proporre e promuovere soluzioni e azioni. Quali sono le azioni urgenti davanti alla situazione straordinaria che stiamo vivendo?
Come Mppu siamo presenti, con i nostri centri, nei cinque continenti. Abbiamo una comunicazione continua tra politici, diplomatici, funzionari pubblici, studiosi, cittadini attivi, in tutto il mondo: questo flusso costante di idee, progetti, esperienze è alla base della nostra azione. L’appello del segretario generale dell’ONU è importante perché riporta all’essenzialità dei nostri valori: la pace, la rinuncia alle armi, la fraternità universale. Vogliamo fare in modo che questo appello non sia valido solo in una situazione emergenziale che consiglia di accantonare le divisioni e le guerre perché c’è una esigenza di intesa e di collaborazione fra stati, rispetto alle quali le ostilità, perfino le guerre, vanno in secondo ordine. I singoli stati nazionali da soli stanno capendo di non essere in grado di farcela. Questo momento particolare per l’umanità ci obbliga a pensare e ad agire in modo innovativo perché il mondo è già diverso. Vogliamo aiutare a ripensare insieme le  relazioni internazionali, passando da un sistema internazionale che spesso si regge sul potere del più forte e su alleanze polarizzate, a una società politica internazionale.

Come si può operare questo cambiamento delle relazioni internazionali?Serve una riforma delle nazioni unite, di riscrittura comune delle regole, che partendo da ciò che già funziona bene, come il welfare internazionale ( l’Unicef, la Fao, per esempio) reinterpreti l’Onu in un  mondo che cambia, che è già cambiato.  Noi proponiamo un modello di corresponsabilità nelle relazioni e nelle decisioni politiche, globali, e di leadership collettiva, anche fra stati. “Ama la patria altrui come la propria”, ci ricordava Chiara Lubich. Una idea-forza che ci spinge a trovare regole diverse dello stare insieme nel nostro villaggio globale. Il prossimo anno in Brasile ci sarà un secondo appuntamento mondiale su questi temi, con una proposta concreta che nasce dalle prime attualizzazioni nelle singole realtà locali e nazionali, in tutto il mondo, e dalla relazione nuova tra politici, funzionari pubblici cittadini attivi e fra popoli.

L’Europa vive la sua ultima occasione di poter esprimere una politica di unità e solidarietà. A che punto è il dialogo interno al Mppu su questo fronte?
L’Europa si trova di fronte a una grande sfida.  Se nel passato viveva sotto molteplici pressioni, interne ed esterne, ora il nucleo stesso dell’idea europea è messo in discussione. Anche dopo la pandemia ci sarà la tentazione di rinchiudersi negli stati nazionali. Siamo a un bivio. Non basta più una Europa tenuta assieme con lo scotch, neanche più un’Europa solo monetaria. C’è bisogna di una Europa rifondata sulla fraternità fra i popoli e che superi il clima di poca solidarietà fra gli stati che sembra regnare, anche in queste ore, fra capi di Stato e di Governo, facendo correre un pericolo mortale alla Unione Europea.

Come intendete organizzarvi per incidere in questo senso?
Il rapporto tra i nostri centri nazionali europei ci sta spingendo verso la nascita di un centro Mppu Europa che sia interlocutore valido delle istituzioni europee e che guardi il vecchio continente come una realtà politica da rafforzare, in rapporto con europarlamentari e funzionari del Parlamento e della Commissione Europea, elaborando insieme una proposta di nuove regole per una Unione Europea  più vicina agli Stati Uniti d’Europa, corresponsabili e interdipendenti,  distanti dalla semplice sommatoria degli stati nazionali sovrani.