Di David Sassoli

Fonte: L’osservatore Romano 

bandiere europa

 

Non è mai troppo chiaro quando finisce un’epoca e ne inizia un’altra. Per sistemare la vita degli uomini e delle società abbiamo sempre utilizzato artifizi utili a misurare il tempo.
Fasi storiche e cicli economici, regni e dinastie, guerre e rivoluzioni ci hanno consentito di capire e governare le cose nuove e comprendere il valore delle influenze che si producono e riproducono costantemente. Tempi lenti, spesso, in un mondo molto grande e dalle grandi distanze.
Un mondo che non c’è più. Per conoscerlo oggi, più che percorrerlo serve penetrarlo. Ho trovato questo spirito nel libro di padre Francesco Occhetta e della comunità di persone che con lui cercano di capire le trasformazioni in cui siamo immersi.
Parlare di politica è farsi tante domande, cercare di cogliere lo spirito del tempo, immaginare risposte nuove, avere dimestichezza con la complessità dei meccanismi. Quando da ragazzo chiesi al professor Giorgio La Pira cosa intendesse per “escatologia del profondo”, lui mi rispose che la storia è come un oceano in cui tutti sono in grado di cogliere le correnti quando affiorano, ma in profondità altre si preparano, si gonfiano, e scoprirne la forza prima che si manifestino è opera della politica. Della grande politica. Le contraddizioni che pone la globalizzazione ci raccontano di distanze che si accorciano e ferite che invece di rimarginarsi diventano più profonde. Che rendono più vicini gli uomini, ma in cui i prodotti della scienza si propongono come elementi di unificazione in grado di imporre nuovi modelli e valori. I segni dei tempi ci dicono anche di società pervase da forti ondate di disgusto, colpite da immense delusioni, da istituzioni traballanti che fanno fatica a essere riconosciute utili a garantire le nostre libertà. Sono sentimenti che ci attraversano, dentro e fuori lo spazio europeo, e che nascono dal disagio, dall’esclusione, dalle ingiustizie, ma che sono anche facilmente manipolabili da coloro che oggi vogliono difendere i propri interessi. In troppi, ad esempio, hanno paura che l’Europa possa essere un competitor esigente perché ancorato a regole, valori e umanità. Le “politiche del popolo”, prima che le politiche per il popolo, chiedono condivisione. I temi sviluppati in questo volume, così come le esperienze raccontate, sono il punto di partenza per sviluppare una riflessione sulla necessità di mettere insieme dinamiche locali e internazionali. Il confronto con l’altro, la conoscenza e il rispetto delle diversità sono elementi necessari per governare le trasformazioni. L’Europa , dopo anni di crisi e stordimento, ha bisogno di alzare lo sguardo. La lotta ai cambiamenti climatici ci offre opportunità straordinarie: difendere il pianeta promuovendo un nuovo modello di sviluppo. Ma come diventare leader nella lotta ai cambiamenti climatici senza diminuire la nostra capacità economica e gli standard di vita? Come irrobustire il nostro modello sociale? Il modello di sviluppo su cui ancora ci basiamo non ce la fa più e, se non imboccheremo la strada giusta, l’impalcatura non sarà in grado di sorreggere quello che abbiamo. Se non saremo capaci, poi, di legare ancora una volta crescita e diritti, sviluppo e solidarietà non saremmo nemmeno in grado di avere un punto di vista europeo sul mondo. La sfida lanciata da Papa Francesco non solo va presa sul serio, ma permetterà di misurare il valore delle nuove classi dirigenti. Il lavoro di formazione è essenziale per la complessità delle prove a cui saremo sollecitati. Per avere sguardi nuovi la parola deve andare ai giovani che affollano le nostre città e chiedono rispetto per le persone e per il pianeta. Utile allora tornare a Giorgio La Pira, quando scriveva che «le generazioni nuove sono come le rondini: sentono il tempo, sentono la stagione: quando viene la primavera essi si muovono ordinatamente, sospinti da un invincibile istinto vitale — che indica loro la rotta e i porti — verso la terra ove la primavera è in fiore». E qui c’è l’intuizione di questo libro: connettere le persone alle esperienze, condividere le competenze e sostenere i giovani ad assumersi resp onsabilità.

* Presidente del Parlamento europeo