di Luciana Grosso

Perché nessuno, in decenni che se ne parla, è mai riuscito davvero a fermare la distruzione della foresta amazzonica? La domanda è difficile, e se la pone il sito americano Vox. Che si dà anche una risposta piuttosto semplice: nessuno vuole davvero salvare l’Amazzonia perché la sua distruzione è redditizia. E transeat che senza Amazzonia, nel mondo, rischia di diminuire drasticamente la disponibilità di ossigeno e la biodiversità. L’importante – sembra essere il motto degli speculatori, tacitamente (ma nemmeno poi troppo) benedetti dal presidente Jair Bolsonaro- è guadagnare ora. All’ossigeno penseranno i nostri nipoti.
“Nonostante i rischi, ci sono enormi pressioni economiche dietro le fiamme- spiega Vox-. La stragrande maggioranza dei fuochi che bruciano in questo momento hanno origine dolosa”. Le ragioni per cui, armati di una tanica di benzina e di un accendino, i disboscatori senza scrupoli si addentrano nella foresta per distruggere l’habitat di migliaia di piante, animali e persino esseri umani, hanno a che fare con questioni squisitamente economiche.

Foto JOAO LAET/AFP/Getty Images)

La prima, l’agricoltura: il fuoco rende liberi da vegetazione (e dunque coltivabili) i terreni. Inoltre la cenere, si sa, è un ottimo fertilizzante.Non solo: il Brasile è anche il secondo maggior produttore di soia al mondo e circa l’ 80% di quella coltivata in Amazzonia viene utilizzata per l’alimentazione degli animali. Con le recenti tariffe cinesi sui semi di soia statunitensi, la Cina ha aumentato il suo appetito per i semi di soia provenienti dal Brasile.
La seconda, l’allevamento: il Brasile è ora il più grande esportatore di carne bovina al mondo. Nel 2018, queste esportazioni hanno generato 6,7 miliardi per l’economia del paese. La terza: i giacimenti di oro, alluminio e petrolio. Secondo l’ Amazon Georeferenced Socio-Environmental Information Network (RAISG), un gruppo di sorveglianza ambientale, il mining illegale è salito a livelli senza precedenti e la continua domanda di legname ha anche stimolato il disboscamento illegale .La quarta: il tornaconto elettorale di Jair Bolsonaro.
Il presidente brasiliano è stato molto chiaro in campagna elettorale, dicendo che non avrebbe proseguito nelle politiche di tutela della foresta. E così ha fatto. Secondo i dati elborati da BBC, il tasso di distruzione delle foreste in Amazzonia è aumentato da quando Bolsonaro è entrato in carica lo scorso anno e i suo governo ha drasticamente ridotto la sua applicazione delle leggi ambientali (il Ministero dell’Ambiente brasiliano ha emesso quasi il 30 percento in meno di multe quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). Secondo il National Institute for Space Research (INPE) del Brasile, il tasso di deforestazione è aumentato dell’88% nell’ultimo anno, mentre il numero di incendi è aumentato dell’84 % rispetto allo stesso periodo del 2018. Da gennaio, l’Amazzonia brasiliana ha visto un aumento del 39% nell’area perduta delle foreste rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e, poiché la stagione secca è appena iniziata, gli incendi possono solo peggiorare.

FONTE: businessinsider