di Alberto Barlocci

 

Scomparso in un incidente il candidato alla presidenza del partito socialista, Eduardo Campos, resta in campo l’esponente ecologista che i sondaggi prevedono vittoriosa in caso di ballottaggio.

Marina Silva

La campagna elettorale del Brasile in vista delle presidenziali di ottobre, ha subito un vero e proprio scossone. Con la  morte prematura, in un incidente aereo, del candidato socialista Eduardo Campos, ha preso il suo posto Marina Silva, la leader ecologista finora candidata alla vicepresidenza.

Secondo le prime rilevazioni delle intenzioni di voto, in un eventuale secondo turno con l’attuale presidente, Dilma Rousseff, Marina Silva otterrebbe il 47 per cento delle preferenze e la sua rivale il 43 per cento. Fino a una settimana fa, la formula Campos-Silva otteneva intorno al 10 per cento nei sondaggi. Il salto in avanti si spiega con la grande popolarità della esponente attiva sui temi ambientali.

Il piccolo aereo sul quale viaggiava Eduardo Campos è precipitato il 13 agosto scorso per il mal tempo in una zona residenziale della città di Santos. Nell’incidente, oltre al candidato, hanno perso la vita altre sette persone, con vari feriti. Campos, 49 anni, era una delle promesse della politica nazionale, alla testa del partito che registrava la maggiore crescita nella ultime elezioni.  Due volte governatore dello stato di Pernambuco, il politico scomparso era apprezzato per la sua onestà e per la capacità di rappresentare una fase nuova nel mondo della politica tradizionale.

Marina Silva aveva trovato in lui l’alleato naturale. Alla testa di un movimento sorto di recente, “Rete sostenibilità”, in realtà era stata quasi costretta ad allearsi col partito socialista quando le autorità preposte alle regole elettorali  hanno determinato che non erano sufficienti le firme raccolte a sostegno di trasformare in partito politico la Rete.

Il percorso politico della ecologista è di tutto rispetto: ex senatrice cofondatrice con Inacio Lula da Silva del Partito dei Lavoratori (PT) oggi al governo, e due volte ministro per l’ambiente, nel 2010 prese le distanze dal PT e nelle elezioni presidenziali ottenne circa 20 milioni di voti, obbligando a Dilma Rousseff al ballottaggio. Nonostante questi numeri, il partito che ha accolto la sua candidatura non l’ha potuta presentare alla presidenza fino allo stato di eccezionalità che ha visto il direttivo riconoscere all’unanimità la successione naturale di Marina Silva nella campagna elettorale.
Finora l’opzione socialista ha occupato, con il 10 per cento, il terzo posto nelle intenzioni di voto con il primato dell’attuale presidente Dilma Rousseff, in corsa per un secondo mandato, con il 38 per cento circa e il secondo posto occupato dall’avversario tradizionale del Pt, il Partito social democratico del Brasile rappresentato dal candidato Aecio Neves, attestato al 20 per cento nei sondaggi.

La sola possibilità che Marina Silva potesse competere per la presidenza ha duplicato le intenzioni di voto, secondo un sondaggio di Datafolha, realizzato pochi giorni dopo la scomparsa di Campos, confermando il nuovo orientamento degli elettori finora incerti. Come spesso succede nell’aritmetica elettorale della politica, non sempre due più due fa quattro.

Se lo scenario precedente, tutto sommato, giovava alla strategia di Rousseff, quello attuale, come conferma il sondaggio citato, è il più temuto. L’economia in calo, l’apparire dell’inflazione, il flop dei mega investimenti per i mondiali di calcio, di cui si è realizzato appena una terza parte, sono di per se una critica alla gestione di Rousseff, alla quale si aggiunge la insistente protesta di ampli settori della società da un anno a questa parte per una migliore qualità di vita e della politica, e la grande popolarità ed il conosciuto rigore di Marina Silva in materia di lotta alla corruzione.

«La parola d’ordine è trattare generosamente le differenze» ha dichiarato Silva non appena designata, che ha preso l’impegno di rispettare gli accordi presi da Campos con alleati e settori del partito. «Siamo fratelli di una fraternità nata dall’aver osato uscire dagli schemi della politica tradizionale» ha poi affermato cercando di dare una sterzata ideale ai meri calcoli elettorali.

Silva sostiene che è ora di “democratizzare la democrazia”, nel senso di continuare a far evolvere questo strumento imperfetto, nel contesto di una richiesta di maggiore partecipazione, di trasparenza e di applicazione di valori etici. «Siamo di fronte a una crisi della nostra civilizzazione che ha bisogno di un modello non solo sostenibile sul piano ambientale, ma anche sostenibile economicamente, politicamente e socialmente».

fonte: http://www.cittanuova.it/c/440501/Marina_Silva_irrompe_nelle_presidenziali_in_Brasile.html